mercoledì 28 marzo 2018

Maschere

Tendiamo a interpretare sempre lo stesso PG, avete notato? Per mia esperienza la maggior parte dei giocatori di ruolo interpreta solo variazioni sul tema dello stesso identico personaggio. Il mio, ad esempio, è una sorta di ramingo tuttofare che agisce da solo.
Spesso si tratta di una trasposizione di noi stessi, oppure è quello che vorremmo essere. Cavallereschi, psicopatici, geni del male, altezzosi, brillanti, indipendenti, misteriosi, saggi, amabili, liberi, strategici: ci sono sempre uno o due tratti che immancabilmente accomunano tutti i PG che abbiamo interpretato nella nostra carriera di giocatori.
Non sempre sono tratti che ci mettiamo volontariamente: talvolta sono caratteristiche che "ci escono", nostro malgrado. Giocare un genio del male, ad esempio, non è semplice; quand'anche ci piaccia interpretare quel ruolo, è facile che venga fuori più che altro la caricatura di un genio del male, non è vero?
Per quanto mi riguarda, ad esempio, i miei PG hanno sempre un tratto di buffoneria che non vorrei metterci, ma che salta fuori ogni volta che mi annoio; e hanno anche un tratto di spocchia che non vorrei metterci, ma che – facendo parte di me – spesso salta fuori.

Avete mai provato a interpretare un personaggio diverso dal solito? Anche lì, per mia esperienza, ciascuno di noi va a pescare sempre tra gli stessi stereotipi. Raramente sperimentiamo in cerca di qualcosa di nuovo che ci diverta (raramente ne abbiamo l'occasione, visti i tempi di gioco!).
Il mio "secondo PG", ad esempio, è un fuorilegge maleducato e arrogante; e nonostante l'arroganza sia un tratto che mi esce bene, è difficile reggere più di un paio d'ore nei panni di un PG "che non sei tu". Giocare davvero "calati nella parte" è faticoso.

A tutti piace sognare, ma a pochi piace recitare.


Torno a pensare ai gdr new wave e al modello GNS. Ho già scritto in passato che, a mio avviso, per giocare (ma soprattutto per masterizzare!) taluni gdr narrativi bisogna essere brillanti. Oggi rifletto sul fatto che per giocare con intenti simulazionisti bisogna essere spigliati e metterci impegno; e sicuramente bisogna avere tutti lo stesso intento creativo al tavolo da gioco, ancor più che per un gdr narrativo. Per questi motivi è così difficile trovare gruppi che davvero e sempre "facciano del buon gdr".
I MUD favorivano, in questo senso; il fatto di non avere fisicamente davanti a te i tuoi amici permetteva una maggiore immersione nel mondo fantastico. Probabilmente anche perché scrivere davanti a uno schermo inibisce meno che parlare davanti a delle persone.
Giocare in modalità Zilch Play o con intento gamista è senza dubbio più semplice e rilassante (perciò D&D è ancora il gioco più diffuso tra i bimbiminkia ah ah).

Niente, non è che io voglia andare a parare da qualche parte, sono solo riflessioni che mi passavano per la testa e che volevo infilare nella mia "faretra". Qualunque sia il vostro intento creativo, vi auguro di trovare le persone e le modalità con cui riuscire a realizzarlo e divertirvi!

P.S.
Potrebbe essere divertente, anche se non so né come né con che sistema di gioco, far creare ai giocatori tre o quattro PG e poi chiedergli di interpretare l'ultima scelta, che ne dite?

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